I sistemi per la difesa aerea israeliani erano già noti per la loro efficacia prima che la guerra del 2023 tra Israele e Hamas suscitasse controversie internazionali sull’uso della forza da parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF).
L’Iron Dome (“Cupola di Ferro”) è stato a lungo considerato il sistema più impenetrabile per la protezione dello spazio aereo a corto e medio raggio, nonostante sia entrato in servizio solo nel 2010-2011. Questo complesso mobile è composto da tre componenti principali: un radar di rilevamento e tracciamento, un sistema integrato per l’esecuzione dei calcoli, la gestione e il controllo dell’arma (BMC), e l’unità di lancio missili (MFU) equipaggiata con 20 intercettori Tamir. Ogni batteria, generalmente dotata di 3 o 4 lanciatori, è in grado di operare in qualsiasi momento.
Quando un razzo, un missile o un proietto nemico viene individuato, il BMC calcola la traiettoria. Se il bersaglio rappresenta una minaccia per un centro abitato o un’area sensibile, viene lanciato un Tamir per abbatterlo. Se la traiettoria dell’arma nemica risulta non minacciosa, nessun Tamir viene lanciato, garantendo così un uso efficiente del sistema. L’efficacia dell’Iron Dome è stata dimostrata in numerose occasioni, contribuendo a proteggere Israele da potenziali attacchi aerei.
La copertura stimata efficace di ogni sistema Iron Dome è di circa 150 chilometri quadrati. I missili vengono lanciati per abbattere bersagli situati tra 5 e 70 chilometri di distanza. Il tempo di risposta dell’Iron Dome varia tra 7 e 15 secondi.
Per aumentare la probabilità di abbattimento, le batterie hanno la capacità di lanciare fino a due missili Tamir contemporaneamente durante una singola intercettazione. I missili hanno una lunghezza di circa 3 metri, un diametro di 160 millimetri ed un peso di 90 chilogrammi. Sono dotati di sensori a puntamento opto-elettronico e alette direzionali che consentono al missile di eseguire virate strette per seguire con precisione il bersaglio. La testata viene innescata da una spoletta di prossimità, garantendo un’efficace detonazione nelle vicinanze del bersaglio.
Queste caratteristiche rendono l’Iron Dome un sistema avanzato e versatile per la difesa aerea, contribuendo alla protezione dei civili.
L’Iron Dome offre due vantaggi significativi. In primo luogo, ciascun complesso è autonomo, trasportabile e può essere dispiegato in qualsiasi zona che richieda copertura. Questa flessibilità di dispiegamento consente una risposta rapida e adattabile alle esigenze operative. In secondo luogo, la gestione del sistema avviene tramite connessione protetta senza cavo a una distanza di sicurezza per gli operatori. Questo aspetto è fondamentale per garantire la sicurezza dei militari, consentendo loro di operare da posizioni più sicure e remote.
La progettazione mirata a preservare la sicurezza degli operatori è una caratteristica distintiva dell’ingegneria per i sistemi d’arma israeliani. In caso di attacco e distruzione di una batteria, a differenza di altri sistemi, questo non comporterebbe rischi immediati per il personale militare. Questa attenzione alla sicurezza degli operatori contribuisce all’efficacia complessiva del sistema, consentendo di mantenere la capacità operativa anche in condizioni avverse.
L’Iron Dome è stato sviluppato internamente da un consorzio guidato da Rafael Advanced Defense Systems, con la partecipazione delle Israel Aerospace Industries, e ha ricevuto un significativo sostegno finanziario dagli Stati Uniti. La produzione dei missili Tamir è stata collaborativa, coinvolgendo anche la compagnia statunitense Raytheon, che ha contribuito alla fabbricazione di molte delle componenti.
Il costo operativo è un fattore cruciale. Secondo alcune fonti, un singolo missile Tamir può costare tra i 70 e i 100 mila dollari statunitensi, mentre le batterie, che includono il radar e l’infrastruttura di controllo, possono variare tra i 50 e i 100 milioni di dollari ciascuna. Questo rende le operazioni con l’Iron Dome dispendiose, limitandone la diffusione e l’efficacia complessiva.
Nonostante il successo dichiarato del 85% nell’abbattere missili, le forze di difesa stanno esplorando altre modalità per affrontare le minacce, alla luce dei costi elevati associati all’utilizzo dell’Iron Dome. Questo potrebbe includere lo sviluppo di tecnologie alternative o l’integrazione con altri sistemi di difesa aerea.
La versione imbarcata dell’Iron Dome, nota come Iron Dome-C, offre una copertura a 360 gradi, a differenza della versione terrestre. Questa configurazione consente una protezione completa e versatile, adatta all’ambiente marino in cui può essere dispiegata. I lanciatori verticali della versione imbarcata ricevono informazioni direttamente dal radar della nave, garantendo una maggiore precisione nel rilevamento e nell’intercettazione di minacce aeree.
Nonostante gli alti costi associati all’utilizzo dell’Iron Dome, il sistema è stato sviluppato anche per l’abbattimento di droni. La sua flessibilità e la capacità di adattarsi a diverse minacce aeree rendono questo sistema una risorsa preziosa per l’IDF. Inoltre, l’IDF ha dimostrato di preferire l’Iron Dome rispetto a sistemi più costosi come il Patriot statunitense.
Le criticità sollevate riguardo all’Iron Dome sono importanti da considerare. La possibilità di saturare il sistema attraverso il lancio massivo di proietti e missili, specialmente da distanze ravvicinate rispetto al raggio di massima operatività, è una sfida condivisa da molti sistemi di difesa aerea. Accorciando le distanze, si riduce il tempo a disposizione per attuare una risposta efficace.
Inoltre, la saturazione può influire sui tempi di ricarica dei lanciatori, specialmente considerando le distanze tra operatori, trasportatori e batterie. La necessità di un “cessate il fuoco” durante un’operazione nel 2012, a causa dell’esaurimento delle scorte di missili Tamir, evidenzia una delle limitazioni logistiche del sistema.
Quanto alle percentuali di successo dell’Iron Dome, ci sono divergenze di opinione. Alcuni detrattori sostengono che i Tamir riescano ad abbattere solo il 5-6% dei bersagli. Un professore del Massachusetts Institute of Technology ha avanzato questa posizione, suggerendo che le scarse perdite israeliane siano attribuibili anche all’imprecisione dei sistemi d’arma utilizzati dai nemici di Tel Aviv, come i lanciatori multipli sovietici Grad. La valutazione delle prestazioni dell’Iron Dome può quindi dipendere da diverse interpretazioni e analisi.
L’Iron Dome rimane il sistema missilistico di difesa aerea più testato in combattimento al mondo.
Il sistema a energia diretta coadiuvante l’Iron Dome, noto come Iron Beam, è stato filmato mentre operava efficacemente durante i primi giorni del conflitto contro Hamas del 2023. Anche se il dispiegamento ufficiale è stato annunciato solo a febbraio 2022, il sistema sembra già essere operativo.
La riduzione significativa dei costi per intercettazione è un punto di forza dell’Iron Beam. In confronto, un sistema statunitense analogo, testato su una nave da battaglia a propulsione nucleare, ha riportato costi operativi pari a duemila dollari per ogni intercettazione. Va notato che la riduzione dei costi finali dell’Iron Beam è ottenuta dopo la sottrazione delle spese iniziali più consistenti nello sviluppo e nella produzione, rispetto a batterie missilistiche più consolidate.
Il progetto guidato da Rafael Advanced Defense Systems per lo sviluppo dell’Iron Beam è incentrato sulla distruzione di proietti d’artiglieria, granate, bombe da mortaio, razzi e missili a corto raggio. Con un raggio operativo previsto di 7 chilometri, il sistema diventa versatile, adatto anche per affrontare aeromobili a pilotaggio remoto grazie a una potenza dell’ordine di “decine di chilowatt”.
È importante notare che, come tutte le armi ad energia diretta, l’Iron Beam richiede un’alimentazione costante. Ciò limita il suo dispiegamento alle sole zone in grado di fornire una quantità sufficiente di energia elettrica per il suo funzionamento.
La collaborazione con Lockheed Martin per lo sviluppo dell’Iron Beam potrebbe portare a semplificazioni nella componentistica, riduzione dei consumi e dimensioni più contenute. L’obiettivo è raggiungere potenze vicine ai 300 kW, il che potrebbe rendere il sistema più efficiente e facilmente integrabile in varie piattaforme operative.
Inizio modulo
L’Arrow (“Freccia”), insieme ai sistemi Patriot statunitensi, rappresenta l’anello di difesa più esterno per Israele. Sviluppato congiuntamente dalle Israel Aerospace Industries (IAI) e da Boeing, l’Arrow è un sistema di difesa missilistica progettato specificamente per proteggere il paese da minacce a lungo raggio, come i potenziali missili balistici a corto e medio raggio provenienti da nazioni come l’Iran o la Siria.
L’Arrow è parte integrante del concetto di difesa multistrato di Israele, che include anche l’Iron Dome per minacce a corto raggio ed i Patriot. La combinazione di questi sistemi mira a fornire una copertura completa ed efficace contro una gamma diversificata di minacce.
L’Arrow è progettato per colpire missili che operano al di fuori dell’atmosfera, aumentando la loro gittata durante la fase di rientro e in fase di volo nella stratosfera. Questo lo rende adatto a contrastare minacce balistiche a lungo raggio.
I lanciatori sono posizionati su rimorchi ruotati e dispongono di 4 tubi di lancio, fornendo una capacità di risposta flessibile e mobile.
I missili Arrow sono composti da due stadi a propellente solido, con un raggio operativo di 90 chilometri e un’altitudine massima di 50 chilometri. L’Arrow 2, versione che ha sostituito l’Arrow, è armato con una testata a frammentazione diretta. L’Arrow 3, ultima versione progettata per contrastare minacce balistiche a medio e lungo raggio ad una altitudine più elevata, è equipaggiato con una testata cinetica “colpire-per-distruggere”. Quest’ultima caratteristica evidenzia l’approccio di distruggere il bersaglio tramite impatto fisico.
Il radar utilizzato per identificare e tracciare le minacce ha un raggio operativo di circa 500 chilometri, consentendo una copertura estesa per la rilevazione precoce e il monitoraggio.
Il tempo massimo di intercettamento è inferiore a 30 secondi, il che sottolinea la necessità di una risposta rapida e tempestiva alle minacce.
Il costo stimato per ciascun missile Arrow è di 3 milioni di dollari, mentre il costo per una batteria è di circa 170 milioni di dollari.
L’Arrow è un componente cruciale del sistema di difesa missilistica di Israele e fornisce una copertura avanzata contro minacce balistiche nucleari e convenzionali.
Lo sviluppo, iniziato negli anni ’90, ha dato vita all’Arrow 1 che, dai primi anni 2000, doveva abbattere minacce come gli Scud (missili balistici a corto raggio). La versione aggiornata Arrow 2, sviluppato dai primi anni del 2000, ha ridotto significativamente il peso delle batterie. Peso ancora dimezzato per l’Arrow 3. La terza versione è la più avanzata: sono state migliorate la velocità e la manovrabilità (grazie ad un ugello a spinta vettoriale) dei vettori ed è stata migliorata la sensoristica, oltre ai software di guida e comunicazione.
Secondo il Ministero della Difesa israeliano, l’Arrow 3 sarebbe in grado di abbattere anche satelliti nemici, analogamente al S-550 russo. Questa caratteristica amplia la versatilità del sistema, consentendo di affrontare minacce sia atmosferiche che nello spazio.
L’evoluzione dell’Arrow rappresenta gli sforzi continui di Israele nel migliorare le capacità di difesa missilistica del paese, adattandosi alle mutevoli minacce regionali e internazionali.
La David’s Sling (“Fionda di Davide”) è un sistema missilistico di difesa aerea sviluppato da Israele in collaborazione con Raytheon. Questo sistema è progettato per fornire una capacità di difesa intermedia tra le intercettazioni a lungo raggio dell’Arrow e la protezione a corto e medio raggio dell’Iron Dome. La sua creazione è stata motivata dal desiderio di sostituire in modo più efficiente i costosi e datati Patriot, offrendo una soluzione più economica in merito ai costi per abbattimento.
La David’s Sling è progettata per affrontare una gamma diversificata di minacce, tra cui missili balistici a corto raggio, missili da crociera, aerei e razzi a lungo raggio.
Il sistema può operare su bersagli situati tra i 40 e i 300 chilometri di distanza, rendendolo particolarmente efficace contro minacce a medio raggio.
Tuttavia la David’s Sling ha una diffusione ancora troppo limitata per garantirne l’efficacia voluta da Tel Aviv. Nonostante ciò, il suo ruolo cruciale nella difesa aerea di Israele e il suo contributo alla modernizzazione del sistema di difesa missilistica del paese sono aspetti significativi.