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Droni:
nuovi modi di condurre una guerra

I droni rappresentano attualmente una minaccia significativa sui campi di battaglia. Esercitano un impatto psicologico notevole sui soldati, simile alle sirene dei bombardieri in picchiata tedeschi della seconda guerra mondiale; e, come armi di precisione, competono con sistemi più costosi e complessi.
Comprendere la storia dei droni è essenziale per capire la strategia bellica futura.

I droni sono velivoli telecomandati progettati per scopi civili e militari, noti anche come Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR) e Unmanned Aerial Vehicles (UAVs).
I droni possono essere suddivisi in diverse macro-categorie, basate sulle caratteristiche dei velivoli:

APR tattici: droni di piccole dimensioni con autonomia moderata e limitata capacità di carico.

APR strategici: droni più grandi di un uomo, con notevole capacità di carico e ampio raggio operativo. Questa categoria include i Medium Altitude Long Endurance (MALE) UAVs e gli High Altitude Long Range UAVs.

APR per compiti speciali: come gli Unmanned Combat Aerial Vehicles (UCAVs), sono droni di medie e grandi dimensioni che operano anche nella stratosfera e presentano caratteristiche superiori a quelli strategici.

I droni militari sono impiegati principalmente per missioni ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance) e/o per l’ingaggio di obiettivi.

La storia recente dei droni può essere suddivisa in tre “ere”.

La prima era inizia negli anni ’70, quando gli Stati Uniti d’America e Israele impiegano questi sistemi durante la guerra del Vietnam. In questo periodo i droni svolgono principalmente operazioni per la raccolta di informazioni.
La loro utilità si rivela sufficiente per giustificarne ulteriori sviluppi.
Un ampio impiego degli APR, noto anche al grande pubblico grazie al cinema, viene portato avanti dagli Stati Uniti. In particolare vengono prodotti il General Atomics RQ-1 Predator A, classificato come MALE (Medium Altitude Long Endurance), e l’MQ-9 Predator B/Reaper, classificato come UCAV (Unmanned Combat Aerial Vehicle). Il loro sviluppo ha inizio verso la fine del secolo scorso e continua nei primi anni del 2000. Secondo le designazioni adottate dagli statunitensi, la “R” di “reconnaissance” indica operazioni di intelligence, sorveglianza, acquisizione di obiettivi e ricognizione (ISTAR), mentre la “M” di “multirole” specifica la capacità di svolgere anche ruoli di attacco, e la “Q” identifica tutti gli UAVs.
Queste due famiglie di droni ottengono grande successo sia nel teatro africano sia in quello medio-orientale, come Afghanistan e Iraq. Nonostante alcune perdite e problematiche elettroniche, riescono a dimostrare la loro versatilità completando con successo numerose missioni.
I punti di forza di questi sistemi sono molteplici. Ad esempio, la possibilità di pilotarli a distanza consente il cambio del pilota senza la necessità di far atterrare il velivolo, risparmiando tempo prezioso. La notevole autonomia di volo, resa possibile dal design e dalla riduzione di peso derivante dall’assenza di equipaggio a bordo, consente una migliore pianificazione delle missioni. Infine, la capacità di condurre attacchi di precisione a terra senza coinvolgere direttamente personale militare ne garantisce la sicurezza.
Tutti questi vantaggi spingono i principali produttori di APR nel mondo a riprendere le forme e le caratteristiche dei modelli statunitensi.

La prima era dei droni è stata, dunque, caratterizzata da UAVs di medie e grandi dimensioni, dotati di sistemi altamente performanti per la raccolta di informazioni sensibili e capacità di attacco aria-terra o aria-aria. Tuttavia, queste soluzioni sono ancora oggi costose.

L’evoluzione dei droni ha aperto le porte a nuove strategie:
La svolta avviene durante la seconda guerra del Nagorno-Karabakh del 2020. In questo conflitto, i droni di piccole e medie dimensioni a basso costo hanno trovato un ampio impiego, soprattutto tra le forze azere. L’esercito azero integra con successo i droni alle truppe terrestri. Oltre a condurre attacchi mirati con missili, i droni supportano le missioni dei combattenti fornendo una visione d’insieme della battaglia e offrendo supporto dove necessario.
L’utilizzo di droni strategici compatti permette di operare in ambienti difficili, come le montagne caucasiche, dove aerei da attacco al suolo ed elicotteri caccia-carri sarebbero vulnerabili ai sistemi di difesa aerea (quali le batterie SAM). Inoltre i droni offrono vantaggi in termini di costi di acquisto e manutenzione rispetto ad altri mezzi aerei, nonché una maggiore facilità logistica. Un altro fattore favorevole al loro impiego è l’assenza di contromisure specifiche da parte di entrambe gli schieramenti, consentendo alle operazioni con droni di svolgersi quasi senza ostacoli.

Durante questo periodo, emerge un nuovo produttore di droni nel settore della Difesa: la Baykar, un’azienda turca specializzata in APR e sistemi di comando e controllo.
L’acquisizione dei droni Bayraktar TB2, categoria MALE, ha consentito di condurre attacchi efficaci contro le forze nemiche. Questi incarnano appieno tutti i punti di forza menzionati precedentemente.
Nonostante alcune perdite, il successo di questi droni ha reso famoso il loro rapporto costi-benefici, soprattutto se confrontato con i costosi sistemi occidentali.

Con il conflitto in Ucraina si è vista un’ulteriore evoluzione degli scontri grazie all’impiego diffuso dei droni tattici come mezzi bellici. Partendo da droni civili riconvertiti, questi offrono capacità di ricognizione, identificazione dei bersagli e analisi in tempo reale ad un costo estremamente contenuto.
La loro versatilità consente, con minime modifiche effettuabili sul campo, di trasformarli in vettori per bombe da mortaio e granate. Ciò comporta vantaggi significativi, poiché non solo riducono i rischi per la truppa, ma rendono difficile l’individuazione e la controffensiva da parte dell’avversario.
La ribalta nel panorama dei droni bellici è occupata dai Bayraktar TB2 turchi, seguiti dai droni iraniani e russi. Questi si distinguono per caratteristiche e filosofie operative.
Oltre al russo Kronshtadt Orion, controparte UCAV del MQ-9, sono stati introdotti droni tattici e APR “kamikaze”. Questi ultimi, noti anche come bombe circuitanti, sono bombe volanti controllabili durante tutto il volo, con un’autonomia anche superiore a quella di alcuni missili lanciati da sistemi d’arma sofisticati. Inoltre, è stato rivoluzionato il concetto di Sistema di Lancio Multiplo di Missili, introducendo “batterie” contenenti droni kamikaze che possono essere indirizzati in modo massivo verso uno o più bersagli contemporaneamente. Questo approccio mira a ridurre i costi e ad effettuare colpi ad altissima precisione anche su piccoli bersagli e obiettivi corazzati. Per questi scopi, vengono impiegati principalmente droni con design ad ala volante, garantendo compattezza, rigidità strutturale e un ampio raggio d’azione.
La componentistica dei droni iraniani, poi, è peculiare: parti facilmente reperibili sul mercato civile garantiscono una logistica ed una reperibilità invidiabili. Ad esempio, i motori possono essere acquistati su piattaforme online come Alibaba. Grazie a questo, fornitori come l’Iran, che svolgono un ruolo di rilievo nel settore dei droni, offrono indirettamente un notevole vantaggio tattico agli acquirenti dei loro APR.

La terza era dei droni, invece, non ancora iniziata sui campi di battaglia, prevede un ampio uso dell’intelligenza artificiale per consentire ai droni di svolgere missioni in modo autonomo. Questo avrà un impatto significativo sulla guerra aerea e terrestre.
Ad esempio, gli UAVs “Loyal Wingman” saranno in grado di affiancare un velivolo madre per aumentarne le capacità di ricognizione e persino impegnare bersagli autonomamente. Ciò potenzierà l’efficacia dell’aviazione, riducendo i costi e alleggerendo il carico di lavoro del personale umano.
Altri droni vengono progettati con l’intento di usarli in ruolo di aero-cisterne imbarcate sulle grandi portaerei, riducendo i costi operativi delle “cisterne volanti” usate oggi. Mentre, come già si è pensato di usare i droni per la consegna di pacchi in ambito civile, altri droni potrebbero essere impiegati sul campo come cargo: non avendo l’ingombro degli aerei, i droni potrebbero consegnare rifornimenti alle squadriglie in teatri operativi frenetici e portare equipaggiamenti ai sabotatori dietro le linee nemiche.

Concludendo, queste tre ere dei droni mostrano come i quelli ad uso bellico si siano evoluti nel corso del tempo, passando dai droni di medie e grandi dimensioni con scopi di ricognizione e attacco, operando poi anche droni più compatti e a basso costo che integrano le forze terrestri, fino ad una futura era in cui l’intelligenza artificiale giocherà un ruolo sempre più decisivo nelle operazioni militari.
La continua evoluzione della tecnologia riguardante velivoli e veicoli crewless porterà ad ulteriori stravolgimenti nei conflitti globali, così come carrarmati, aerei, ecc. hanno caratterizzato i due conflitti mondiali.

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