StratDawn

Lo statista:
la controversia del governare

Chi è uno statista? Quali qualità definiscono un “buon statista”? A chi deve rendere conto e per chi lavora? Proviamo anche a capire cosa distingua uno statista da un politico.

Da vocabolario, uno statista è “Uomo, donna di stato; persona che ha una profonda esperienza, teorica e pratica, dell’arte di governare uno stato”. Uno statista è anche chi si è adoperato per definire il funzionamento di uno stato nella sua “capacità” di accentrare il potere – questo per meglio amministrare la vita dei cittadini e coordinare la vita pubblica della nazione.
La figura di uno statista è legata a doppio filo con quella dello stato e della situazione geopolitica nella quale è inserito: dove c’è uno statista, che per definizione è una persona capace, c’è uno sviluppo positivo nelle questioni politiche – dove è presente un fine statista si può star certi di vivere un periodo di stravolgimenti.

Nella Storia sono state diverse le figure che possiamo annoverare tra gli “statisti”.
Per esempio, il conte Camillo Benso di Cavour, considerato a buon diritto uno dei “padri fondatori” italiani. In un periodo nel quale non c’era una nazione coesa, Camillo Benso ha instaurato rapporti, stretto alleanze, aiutato o destabilizzato poteri. Tutto pur di conseguire risultati di rilevanza politico-militare.
Possiamo intendere come statista anche lo stesso Machiavelli, l’autore di uno degli scritti più importanti per la caratterizzazione dello statista. Machiavelli non fu solo politico o saggista, partecipò in prima persona negli affari della Repubblica fiorentina. Fu diplomatico, ma anche storico e filosofo. Uomo saggio e luminare, lui per primo ha stabilito libertà e confini dello statista.
Altre figure più contemporanee sono Iosif Stalin, Margaret Thatcher e Angela Merkel.

Non sempre la figura dello statista è pura e benevola. Uno statista, a differenza del politico, non può permettersi il lusso di essere populista. Uno statista si deve concentrare sulla schietta e cruda realtà di come il mondo stia cambiando e su quali mosse debba compiere per ottenere il massimo beneficio. Perciò lo statista potrebbe anche remare contro il suo popolo, apparentemente. Le sue scelte potrebbero essere discusse o linciate dai posteri e il suo operato osteggiato e disprezzato.
Eppure, come lo stesso Machiavelli scriveva, la moralità, per lo statista, deve cedere il passo all’efficacia. Tutto ciò rema perfettamente contro la visione perbenista occidentale dei giorni nostri e, quindi, non siamo più abituati a queste figure dubbie, a questi antieroi.
Se si vuole pensare solo al bene del prossimo, si rischia di essere calpestati da chi ha meno scrupoli. Se si vuole vivere in pace senza combattere, si rischia di essere uccisi da chi è armato. Se ci si sforza per favorire tutti, chi è furbo sfrutterà l’occasione per essere “più uguale” degli altri.

Attenzione, dunque, a giudicare uno statista secondo la coscienza pubblica e considerando solo i risultati consultabili da tutti i report annuali dei giornali. Gli scopi di uno statista non sono sempre chiari, i suoi risultati concernono spesso accordi e traguardi che non possono essere rivelati.
Del resto è così che funziona la politica realista: nessuna promessa elettorale per il bene del pianeta, solo una spietata guerra tra lupi feroci.
In un mondo dove tutti vogliono di più, uno statista che difenda gli interessi della propria nazione è essenziale. Anche se non ne si è a conoscenza, i fili che si intrecciano nella gestione della geopolitica sono sempre tesi; ed avere qualcuno che stringe accordi, anche senza proteggersi dietro biechi moralismi, è di prioritaria importanza per tutelare i cittadini.

Eppure, come detto prima, nemmeno i cittadini dovrebbero frapporsi tra lo statista ed i suoi scopi. Essendo gli obiettivi talvolta nebbiosi ed i fini per raggiungerli poco etici, la gente non può esserne a conoscenza. L’impossibilità nel comprendere il piano completo, impedisce alla collettività di giudicare gli operati dello statista.
Una macchina è ben funzionante, se ogni suo organo muove il successivo. Se consideriamo la popolazione come le ruote, queste non dovrebbero ostacolare il motore dal generare la spinta per muovere la macchina. Al contempo, qualora la macchina non abbia il movimento dato dal motore, le ruote si muoveranno per inerzia o la macchina rimarrà ferma. Se il nostro statista è il motore, non si capisce perché, se la macchina, che rappresenta lo stato, è in moto (dunque il benessere dei cittadini è garantito), le ruote dovrebbero lamentarsi.

Con ciò non si vuole suggerire che il potere debba essere completamente privo di briglie, ma bisogna dare tempo ai grandi progetti di svolgersi nella storia così da poterne giudicarne i risultati.

Allo stesso tempo, bisogna tener presente che lo statista lavora per il bene del suo Stato e per nessun altro. Anche se stringe accordi e intrattiene rapporti con altri potenti, il suo unico fine deve essere una sorta di “bene superiore” per la sua nazione. Senza, dunque, favorire altri o fare gli interessi di potenze estere per il proprio tornaconto.

Torna in alto